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La Puglia senza tempo di "Ti Mangio il cuore" di Pippo Mezzapesa, con una splendida Elodie

"TI MANGIO IL CUORE" di Filippo Mezzapesa porta sullo schermo una Puglia inedita, con un ottimo cast, in cui si fa notare l’esordiente Elodie Di Patrizi [dal 22 SETTEMBRE AL CINEMA]


Una statua della madonna. Alcuni spari. Anche se le immagini sono in bianco e nero, è evidente che quello che si staglia sul candore della statua di gesso è sicuramente sangue. È il 1960. Siamo in un paese del Gargano. Un bambino assiste inerme alla scena. Si chiama Michele Malatesta, e da quel momento quel bambino diventerà l’artefice di una lunga scia di sangue, nella faida tra la propria famiglia ed un’altra famiglia del paese, la famiglia Camporeale.


Potrebbe sembrare l’inizio di un film neorealista, ambientato in un’epoca lontana e indefinita. Tuttavia, questa sensazione è destinata a durare poco. L’azione, infatti, dopo la prima scena si sposta ai nostri giorni, nel 2004, ritrovando un Michele ormai adulto (il bravissimo Tommaso Ragno) che ha ormai portato a compimento la propria vendetta. Ma anche se la narrazione fa un salto in avanti di oltre quarant’anni, il regista decide di non passare alle immagini a colori e di utilizzare quel bianco e nero molto contrastato, per raccontare la cosiddetta “quarta mafia”.

Filippo Mezzapesa (a destra) con Francesco Patanè alla prima del film alla 79sima Mostra del Cinema di Venezia



UN REGISTA CHE RACCONTA LA SUA TERRA


Non so se sia una scelta o un caso, ma il regista Pippo Mezzapesa, nato a Bitonto, a circa un’ora di automobile dal luogo dove è stato girato il film, ha esordito come regista proprio nel 2004, vincendo il David di Donatello per il miglior cortometraggio con “Zinanà”. Quel cortometraggio raccontava la storia senza tempo di un bambino che voleva fare il pescatore e si trovava invece a suonare i piatti nella banda del paese, in un paesino pugliese. E anche nelle sue opere successive, come “Il paese delle spose infelici” o “Il bene mio”, Mezzapesa ha sempre raccontato la Puglia ed il Sud più in generale, scegliendo di mettere in scena il suo lato più intimo ed ancestrale e per questo talvolta non necessariamente definito nel tempo e nello spazio.

Filippo Mezzapesa alla prima del film alla 79sima Mostra del Cinema di Venezia


In questo film, che in occasione della sua premiere a Venezia ha raccolto applausi scroscianti, il regista ha raccolto la sfida di raccontare una forma di malavita poco rappresentata nella cinematografia e in televisione, la cosiddetta Mafia pugliese, o “Quarta Mafia”, ma lo ha fatto secondo il proprio stile. Non mette a fuoco le attività svolte da questa associazione di criminalità organizzata, come il traffico di armi e sostanze stupefacenti o il contrabbando, ma si concentra sugli aspetti più personali ed intimi dei soggetti e sul fragile equilibrio tra il vissuto di ogni singolo personaggio e le regole del gioco di onore e vendetta, in cui questi si trova incatenato, rischiano di non riuscire a vedere un futuro.

Elodie, in occasione della Conferenza Stampa del film, alla 79sima Mostra del Cinema di Venezia


UN RACCONTO QUASI "EPICO"


Il regista, nel seguire l’evolversi delle vicende, sembra chiedersi cosa possa trasformare un essere umano in un mostro, capace di compiere le crudeltà più efferate dimenticando il proprio cuore e quello delle proprie vittime. Non a caso questa forma di “mafia” ha la caratteristica di annientare le persone non solo attraverso i proiettili, ma oltraggiandone l’identità e la memoria, rendendone il volto irriconoscibile, e facendo scomparire i resti forse nel modo più disumano, dandoli in pasto ai maiali.


Questo concentrarsi sui personaggi e sulla loro evoluzione, allontana la storia dalla dimensione della cronaca trasportandola in quella senza tempo dell’epica, con chiari riferimenti all’Iliade di Omero. Anche in questo caso il rapimento/fuga di una donna per amore, scatena una vera e propria cascata di eventi tragici, in un mondo caratterizzato da usanze antiche (le aste delle settimana santa) scaramanzie e superstizioni (ad esempio la previsione del sesso del nascituro osservando la forma del ventre materno). Più che al grande numero di film (e telefilm) polizieschi sulla criminalità organizzata, la storia ha dinamiche che mi sembrano più vicine ai grandi classici western d’autore, proprio per questa dimensione senza tempo.

Filippo Mezzapesa alla prima del film alla 79sima Mostra del Cinema di Venezia


I PERSONAGGI


Personaggio epico per eccellenza di questa storia è Andrea Malatesta, interpretato dal bravissimo Francesco Patanè (Il Cattivo poeta), che catturato dal vortice di eventi legati ad una cultura a cui inizialmente non si sente di appartenere, va incontro nel corso del film ad una vera e propria trasformazione, anche fisica. Rende visibile l’evoluzione interiore di un personaggio che giorno dopo giorno si fa “mangiare il cuore” da dinamiche spietate ed apparentemente senza fine. E’ un po’ il capofila di una serie di personaggi maschili molto simili, schiacciati dal proprio ruolo e costretti a nascondere le proprie debolezze e le proprie fragilità.

Francesco Patanè alla prima del film alla 79sima Mostra del Cinema di Venezia


E a questi uomini si contrappongono donne determinate, che sembrano essere il vero e proprio motore degli eventi. Donne spietate come Teresa (Lidia Malatesta) o determinate come Marilena Camporeale (Elodie). E sarà proprio quest’ultima (ispirata alla prima “pentita” della mafia del Gargano, che oggi vive in una località segreta con i propri figli, oggi fratelli ma precedentemente destinati ad uccidersi tra loro), ad avere il coraggio di interrompere la catena di violenza e di morte.

Elodie alla prima del film alla 79sima Mostra del Cinema di Venezia


Se da una parte questa dimensione epica, allontana il pubblico dal senso di quotidianità e di realtà, Mezzapesa vuole invece sottolineare che la quarta mafia è ben presente nel quotidiano: in una cornice stilistica del film senza tempo, introduce una serie di riferimenti geografici e temporali ben definiti che riportano prepotentemente lo spettatore alla dimensione dell’oggi: dalla canzone “Calma e Sangue Freddo” di Luca Di Risio (vero e proprio tormentone dell’estate 2004), ai telefoni cellulari, alle immagini suggestive delle Saline di Margherita di Savoia nel Gargano. Sembra voler dire ad ognuno di noi, che questa narrazione apparentemente lontana, in realtà si svolge ogni giorno, in quell’area del nostro paese che costituisce il tacco dello stivale.


LA NUOVA CANZONE DI ELODIE


Una curiosità. Nelle splendide bianche Saline di Margherita di Savoia, che potrebbero essere lo scenario adatto a qualche film di fantascienza, sono state scelte anche come location per il videoclip di “Proiettili”, la nuova canzone di Elodie in duetto con Joan Thiele, firmata anche da Elisa, che accompagna i titoli di coda. Il bianco del sale su cui si staglia l’immagine sensuale e contrastata della cantante, rende probabilmente il video di questo brano il trailer ideale per questa pellicola, che sarà in tutte le sale dal prossimo 22 Settembre e che consiglio vivamente di vedere.

Elodie alla prima del film alla 79sima Mostra del Cinema di Venezia

Elodie, in occasione della Conferenza Stampa del film, alla 79sima Mostra del Cinema di Venezia


Articolo e Foto di Pietro Gallina - Veneziacinema

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