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A Venezia il cinema iraniano sorprende ancora

Era il 2013 quando per la prima volta ho visto un film iraniano alla Mostra del cinema; la mostra era praticamente finita, ed io mi sono letteralmente innamorato di "Fish & Cat" di Shahram Mokri. Il regista, al suo secondo lungometraggio, il giorno successivo aveva ricevuto il Premio Speciale Orizzonti per il contenuto innovativo. Da allora quello con il cinema dell'Iran è diventato per me un appuntamento imperdibile ad ogni edizione della mostra internazionale di arte cinematografica di Venezia.


Quest'anno, nella sezione Orizzonti e' stato presentato Metri Shesho Nim (Just 6.5) di Saeed Roustayi.


In una Teheran polverosa, diversa da quella vista in altre pellicole, si muove Samad (Payman Maadi), un poliziotto che si occupa di lotta al narcotraffico. Stanco di catturare solamente "pesci piccoli" cerca di stanare il boss Naser Khakzad (Navid Mohammadzadeh). Quando questi viene catturato, lotta "come un leone in gabbia" per mettere in salvo se stesso e la propria famiglia.


Il film mantiene sempre ritmi serrati e le oltre due ore scorrono veloci, ma, diversamente dai comuni polizieschi ciò non avviene solo grazie a scene concitate, inseguimenti o sparatorie, ma soprattutto per la suspense creata con i dialoghi, lasciando fino all'ultima scena lo spettatore ignaro di quello che sta per succedere.


Pur essendo solamente al suo secondo lungometraggio Saeed Roustayi ha già raccolto numerosi riconoscimenti, in particolare al Fajr Film Festival.


Il poliziotto e' interpretato da Peyman Maadi, attore che, nato a New York da una coppia iraniana nel 1972, ha lavorato sia in produzioni iraniane che internazionali (the last knight).


Il signore della droga e' interpretato invece dalla superstar Navid Mohammadzadeh, miglior attore nella sezione Orizzonti nel 2017 per "no date no signature". Il suo è probabilmente il ruolo più interessante della pellicola, tanto che da coprimario, il suo personaggio sembra diventare il vero protagonista del film.


Nel film e' presente, nella parte del giudice anche Farhad Aslani, attore di esperienza, al momento sugli schermi in Iran con "a man without a shadow" nel quale e' presente anche un altro grande artista che abbiamo conosciuto a Venezia qualche anno fa: Amir Aghae.


Il regista ha raccontato alcune delle difficoltà incontrate nel realizzare tale pellicola. Le scene iniziali, ad esempio, in cui la piaga della tossicodipendenza nelle periferie di Teheran viene rappresentata con estremo realismo, sono stati coinvolti anche Verito fico dipendenti. Ciò ha comportato non poche difficoltà nella gestione delle riprese, ma è stato di fondamentale importanza per poter far conoscere in modo realistico questo problema, sempre più rilevante nel paese in cui la pellicola è stata realizzata.


Al termine della proiezione per stampa e pubblico, gli attori ed il regista sono stati letteralmente avvolti da uno scroscio di applausi durato quasi cinque minuti.

Ci auguriamo pertanto che la pellicola possa avere presto una distribuzione anche nel nostro paese, se non nelle sale almeno in dvd.








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