The Last Jedi sbarca a Venezia: il mio racconto...
NON SI TRATTA DI UNA RECENSIONE E NON CONTIENE SPOILER
Era l'ottobre del 1977, da poco avevo compiuto 5 anni, e ricordo come se fosse ora il corridoio centrale della platea del Cinema Rossini, che scendeva verso lo schermo. Mentre i miei genitori avevano scelto di restare nelle retrovie, io ed il mio “amico del cuore”, accompagnati da suo papà, ci siamo avventurati nelle prime file, sotto a quello schermo enorme che ci avrebbe portato di lì a poco in una galassia lontana lontana...
Sono passati poco più di 40 anni, e a Venezia l'appuntamento con l'ennesimo film della saga fantascientifica più amata è per me sempre al Cinema Rossini. È cambiato l'ingresso del cinema: non si accede più dal piccolo ponte sul rio di San Luca, accanto all'omonima chiesa, che oggi porta al supermercato Simply, ed al Kofler, ma da una piccola laterale di calle della Mandola. Anche la sala è molto diversa, con ampie poltrone dotate di vani per pop corn e bibite, nonostante il bar sia momentaneamente chiuso.
Ma del resto Venezia stessa è cambiata in questi quarant'anni ad una velocità superiore a quella che si può raggiungere con l'iperguida del Millenium Falcon. Ed il mondo stesso non è più quello degli anni 70. Oggi con un tasto si può acquistare un biglietto del cinema dal proprio salotto, scegliendo il proprio posto, anche un mese prima dell'uscita del film. Si può scegliere se vedere un film in 2D, 3D e spesso anche con la tecnologia Imax. Eppure io decido di andare a vedere Star Wars – The Last Jedi proprio al Cinema Rossini, nonostante non sia possibile prenotare il posto.
Come nelle foto degli anni 70 ci troviamo in coda. Siamo molto indietro, nonostante manchino ancora quaranta minuti alla proiezione. E prima di noi tanti quarantenni e cinquantenni, che all'uscita del primo Star Wars erano bambini, ma anche parecchi adolescenti, che quel primo episodio (il quarto della saga) lo hanno visto solo grazie a videocassette e DVD.
Non ricordo chi ci fosse al cinema nel 1977, ma ricordo perfettamente che mentre noi bimbi eravamo affascinati dalle astronavi che prendevano vita sullo schermo, completamente diverse dai "modellini" che si vedevano nei telefilm in TV, i "grandi" tra loro parlavano dei personaggi, di "percorsi di iniziazione", di crescita, scoperta, e altre cose per noi complicate. Da quel giorno "Lord Fener" e i "soldati bianchi" sono diventati l'oggetto dei nostri giochi, usando le sedie e le coperte per ricreare basi e veicoli spaziali, e i manici di scopa per duellare con le spade laser.
The Last Jedi mi ha inizialmente spiazzato, e con me, guardando gli sguardi all'uscita, molti coetanei presenti alla prima proiezione. Notavo soprattutto la distanza da questo nuovo film e la prima trilogia, sia dal punto di vista stilistico, che dei personaggi o dei dialoghi. Ma, nonostante continui a pensare che molte scelte di Rian Johnson potessero essere decisamente evitate, con la seconda visione mi sono reso conto di una cosa.
Questo film accende negli occhi delle nuove generazioni, dei nuovi bambini di 5 anni, lo stesso entusiasmo che il primo Star Wars ha acceso nei miei, quarant'anni prima. E vedo i miei nipoti sfidarsi con le spade laser, ridere per i "Porg" e guardare Skywalker come un vecchio personaggio mitico, ora redivivo. Io mi sono ritrovato a vedere il film con maggior distacco, come i miei genitori nelle file più indietro nel vecchio Rossini, ma forse questo è proprio quello che va apprezzato di più in questo film. È un evento che raccoglie nella stessa sala grandi e piccoli da quarant'anni. E forse non è così importante che Johnson abbia fatto fare questo a Luke e quest'altro a Leia, o che succeda questo o quello. Il senso di questro film è forse racchiuso nel bambino che nell’ultima inquadratura brandisce una scopa come una spada laser, perché, come ha detto il mio piccolo nipote, con gli occhi pieni di entusiasmo "questo è STAR WARS"!!!
Articolo di Pietro Gallina
Foto di Pietro Gallina e Danilo Maggi